Ponti termici: perché studiarli agli elementi finiti
Abbiamo parlato spesso di ponti termici, sottolineando l’importanza di analizzarli accuratamente in fase progettuale. In questo breve articolo rispondiamo ad alcune domande frequenti per ricordare perché non si può prescindere da un’analisi agli elementi finiti.
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Ponti termici: domande frequenti
Cosa succede se non calcolo i ponti termici?
Omettere l’analisi dei ponti termici è un errore grave che porta al mancato rispetto della legge. Infatti, sia per gli edifici nuovi che per quelli esistenti oggetto di intervento, le regole obbligatorie dettate dai “Requisiti minimi” prevedono il controllo di numerosi parametri legati all’analisi dei ponti termici. Tra questi, ad esempio, troviamo la verifica degli indici EP, del coefficiente H’t, della trasmittanza media Um e del rischio di formazione di muffa.
Quindi analizzare, studiare e ottimizzare i ponti termici non è solo un modo per migliorare il progetto, ma è anche un’operazione obbligatoria necessaria al superamento delle verifiche di legge.
Quali sono i vantaggi di un calcolo agli elementi finiti?
Un’analisi agli elementi finiti, se comparata all’uso di modelli semplificati o a schemi precompilati, ha sostanzialmente 3 vantaggi:
- consente di analizzare la configurazione reale (o comunque verosimile) del nodo e non uno schema generico della tipologia di ponte termico;
- consente di “fotografare” il problema anche dal punto di vista del rischio igrotermico, e non solo del peso energetico del nodo;
- consente un calcolo più preciso, con un contenimento dell’errore entro il 5%, e non fino al 20% come per gli altri metodi.
Quindi se si prende dimestichezza con un software agli elementi finiti, il tempo dedicato all’analisi porta a un risultato senz’altro migliore e più completo.
Una volta analizzato un ponte termico, come faccio a capire se è corretto?
Un ponte termico è un elemento che genera sempre uno squilibrio nella dispersione energetica di un edificio. Per capire se un ponte termico è corretto, è necessario verificare se tale squilibrio incide in maniera leggera o pesante. Bisogna quindi controllare il coefficiente Ψ e la distribuzione delle temperature sulla superficie interna del nodo: se il valore di Ψ è vicino a 0 e se le temperature interne sono superiori alla soglia di rischio muffa, possiamo dire che il ponte termico è corretto.
Quali informazioni devo inserire nella scheda di un ponte termico?
Una scheda di un ponte termico per essere completa deve riportare:
- lo schema geometrico del ponte termico;
- le informazioni sui materiali nel nodo;
- le informazioni sulle condizioni al contorno;
- il calcolo del coefficiente Ψ;
- il calcolo del rischio muffa.
Grazie a queste informazioni, infatti, è possibile ricostruire le condizioni al contorno utilizzate nel calcolo e verificare i risultati ottenuti sia dal punto di vista energetico che dal punto di vista del rischio igrotermico.
Vorrei capire come analizzare un ponte termico a regola d’arte, avete consigli?
Alla pagina “Esempi di calcolo” del nostro sito, puoi trovare diversi casi di studio analizzati agli elementi finiti e commentati.
Per l’analisi dei ponti termici proponiamo il software IRIS, il nostro strumento di calcolo agli elementi finiti disponibile in versione di prova per 30 giorni e utilizzabile per i Soci ANIT per tutto il periodo di associazione (scopri di più).
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